Il mercato discografico in Corea del Sud

Cultura pop coreana al museo Kpop al Victoria and Alberta Museum

Dal capitolo precedente abbiamo facilmente inteso di come l’industria creativa coreana abbia fatto della transnazionalità un arco portante per continuare ad esistere e migliorarsi, costantemente. Sembra una banalità, ma se l’obiettivo dell’intera industria discografica non fosse stato quello di esportare in più Paesi possibili i propri prodotti, non avremmo potuto assistere ad uno dei più importanti cambiamenti della storia di questo mercato: il superamento dell’egemonia anglo-statunitense, avvenuto grazie alle esigenze del mercato discografico in Corea.

Questo fenomeno risulta essere più unico che raro, proprio perché l’interesse di produrre un qualcosa che superasse i confini geografici, pur mantenendo una propria identità culturale molto forte, è un privilegio che fino ad ora era spettato solo a Regno Unito e Stati Uniti. Cionondimeno, è anche vero che vi sono stati numerosi esempi di prodotti provenienti da Paesi non anglofoni che hanno raggiunto numerosi traguardi oltreoceano, sia in termini di riconoscimenti che di fan base. Sono tuttavia perlopiù casi isolati (come tracce o album singoli) o generi “universali”, perlopiù strumentali (come la trance germano-olandese).

Al contrario, l’intero universo K-pop riesce ad essere funzionale all’assimilazione a lungo termine da parte del pubblico, proprio perché il concetto di transnazionalità da cui è nato funziona non solo in “uscita”, ma anche in “entrata”. Con questa espressione si intende la fortissima influenza della musica occidentale presente all’interno dei brani, nei quali la componente tipica coreana si esprime quasi esclusivamente attraverso la performance, presentazione dell’artista agli occhi del pubblico e coreografie con numerosi movimenti ripetitivi e spesso di facile acquisizione.

Dischi Kpop
Alcuni esempi di dischi di K-Pop di successo fuori dalla Corea del Sud

Il contenuto musicale invece si rifà di gran lunga alla tradizione pop moderna, ricchissima di influenze afroamericane (non mancano infatti numerosi influssi jazz all’interno dei brani). Stile estremamente eclettico, dunque, che di natura strizza l’occhio a quelle realtà territoriali presso le quali aspira approdare. Di imprescindibile vi è solo la componente rap, essenziale per la corretta creazione di un nuovo gruppo K-pop. La scelta di inserire almeno un membro rientrante in tale genere musicale non deriva meramente dalla necessità pratica di avere una figura che supporti i cantanti durante i bridge dei brani, ma anche per una mera direzione di mercato: il rap rappresenta il genere più ascoltato negli ultimi anni dal pubblico occidentale, il quale è ben abituato ad un format musicale preciso. Escludere tale fattore avrebbe comportato un successo di gran lunga inferiore.

Non dobbiamo infatti dimenticare che la componente di marketing risulta essere la più importante in termini di riuscita di un prodotto K-pop, nonché quella con l’approccio maggiormente diverso rispetto alle realtà nostrane. Il successo al quale si aspira deve avere un margine enorme, già in fase di pre-produzione di un progetto musicale: le agenzie di talenti assemblano i gruppi già guardando al mercato di riferimento, applicando loro un concept che condizionerà nel corso della carriera il tema visivo, coreografico e musicale. È molto raro pertanto che, con la pubblicazione di nuovi album, il concept di partenza possa essere del tutto superato o inglobato in nuove estetiche, processo invece molto comune nel mercato discografico italiano. Le produzioni nostrane infatti puntano maggiormente ad una presentazione del contenuto artistico per via sonora, non soffermandosi in gran misura sul lato visivo.

Il medium radiofonico contribuisce certamente alla promozione del progetto secondo questa ottica, permettendo però una minor ricezione del prodotto artistico da parte di ascoltatori stranieri. Al contrario, ogni album K-pop nasce con l’idea di essere accompagnato per circa ⅓ da una componente visiva (appoggiata anche dalla promozione attraverso la televisione nazionale, non via radio) senza la quale l’assimilazione del contenuto non potrebbe mai essere totale. Per avere successo nella sua complessità insomma, un prodotto K-pop deve essere ascoltato, visto, riprodotto, indagato e discusso. È questa la formula vincente che porta alla creazione di un forte fandom internazionale.

Cantante K-Pop in Europa
Il successo del K-Pop porta anche artisti europei come Kai, francese, a cantare in lingua coreana

Nella complessità vorticosa di questo processo che mira all’ottenimento del successo transnazionale su vasta scala, l’estetica è forse il fattore che maggiormente differenzia i prodotti discografici coreani rispetto a quelli di altri Paesi, Italia in primis. Non è una novità né tantomeno un segreto: l’artista pop e rap italiano s’ispira ai modelli statunitensi, in termini musicali, estetici e contenutistici. Nella maggior parte dei casi, il modus operandi atto a finalizzare l’album è semplicemente importato da oltreoceano e ri-adattato secondo le influenze culturali italiane. Lo stesso discorso può valere anche per la controparte riguardante l’immagine dell’artista, senza di fatto offrire un’alternativa ad un immaginario collettivo già ben radicato.

Al contrario, l’estetica presentata dagli artisti coreani offre una netta contrapposizione con le canoniche nozioni occidentali, anche in relazione della scala di valori sociali presentata precedentemente: il look è tendenzialmente androgino, con corpi alti e magri e in contrasto con la classica aspettativa di genere. Tale scelta estetica influenza notevolmente il pubblico, perlopiù femminile, che riesce ad apprezzare maggiormente tali canoni di “femminilità” maschile. Tutto ciò, accostato al valore di “unità” (reale o apparente) presentato dai membri del gruppo, rappresenta una fortissima alternativa al mondo discografico occidentale.

Se in Italia, così come nella maggior parte dei mercati musicali europei, si ha la tendenza di presentare l’artista singolo come punto di riferimento, la Corea spinge invece, specialmente nell’ultimo decennio, a fondere diversi talenti all’interno di un unico progetto, ognuno con diverse personalità, caratteristiche fisiche e abilità specifiche. La possibilità da parte del fan di potersi emozionalmente legare ad una o più figure facenti parte del medesimo gruppo offre una più alta probabilità di gradimento e di seguito rispetto che all’artista singolo.

Il mercato discografico in Corea del Sud
Studio di registrazione, Immagine di Dayron Villaverde da Pixabay
Fonti per Il mercato discografico in Corea

L’articolo “Mercato discografico con Corea” è tratto dalla ricerca per il Sae Institute di Milano, Diploma Accademico di primo livello in Produzione Audio / 32C0-ABST56 – Sociologia dei nuovi media

Team Leader: Giulia Giardina
Studenti: Alessandro Bonacina, Andrea Cantamessa, Giulia Giardina, Mario Covaliu, Samuele Bergamini
Domande all’organizzatore K-Pop poste da Andrea Cantamessa
Data di consegna: 21/02/2021
Docente: Alessandra Micalizzi

SAE Italia S.r.l. International Technology College

Altri capitoli della stessa ricerca sul mercato Hallyu di cultura coreana:
Hallyu: cultura coreana in occidente
Il mercato discografico in Corea del Sud
Industria cinematografica e K-drama
Intervista sul K-Pop all’organizzatore di eventi Silvio Franceschinelli
Intervista: Dino Lupelli
Intervista: Emiliano Alborghetti

FONTI

Viscusi, G. (2016) Il Vero e il Bello nel Cinema Coreano: Youcanprint Edizioni;
Dalla Gassa, M., Tomasi, D. (2010) Il cinema dell’Estremo Oriente. Cina, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, Taiwan, dagli anni Ottanta ad oggi, Torino: UTET Università;
Chuyun, O. (2015) Queering Spectatorship in K-pop: Androgynous ‘Flower Boys ’and Western Female Fandom, Austin (TX): Journal of Fandom Studies;
Laurie, T. N. (2017) Toward a Gendered Aesthetics of K-Pop, Londra: Routledge;
Kallen, S. (2014) K-Pop: Korea’s Musical Explosion, Minneapolis (MN) Twenty First Century Books;
Lyan, I., autori vari (2015) When Gangnam Hits the Middle East: Re-makes as Identity Practice, Gerusalemme: Edizioni dell’ Università Ebraica;
Autori vari (2017) Strengthening the Creative Industries For Development in the Republic of Korea, New York & Geneva: United Nations Conferences;
Doobo, S. (2011) Waxing the Korean Wave, Singapore: ARI Università Nazionale di Singapore;
Brugnolo, E. (2019) La diffusione del K-Beauty e Il Caso Amorepacific, Padova: Università degli Studi (Dipartimento di scienze economiche ed aziendali).
Sun-hwa, D. (2021) “Number of hallyu fans around the world surpasses 100 million”, The Korea Times [online]. Disponibile presso: https://m.koreatimes.co.kr/pages/article.asp?newsIdx=302463 (consultato: 2 Febbraio 2021)

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