L’intervista a Dino Lupelli è stata fatta da Andrea Cantamessa, portavoce di un gruppo di ricerca universitario presso il SAE Institute di Milano, per un documento volto a confrontare il mercato discografico coreano e quello italiano.
Per quale motivo secondo lei la Corea del sud nell’ultimo decennio ha avuto un’ascesa così importante nel mercato internazionale?
Credo sia un insieme di fattori. Innanzitutto, la Corea del Sud ha un altissimo livello di penetrazione delle device digitali ed un uso intensivo delle stesse già a partire dalla scuola primaria. Questo determina un matching perfetto con una industria, quella musicale, che ha digitalizzato completamente la filiera della recording industry. L’uso sapiente di strumenti di marketing applicato alla musica in un Paese con una popolazione molto ampia genera già consumi interni molto rilevanti. Come dimostrato poi dalle azioni messe in campo durante la campagna delle presidenziali USA la comunità dei fan sudcoreani è coesa e capace di generare veri e propri movimenti d’opinione che a loro volta generano ancora più coesione.
Il management della music industry ha poi mostrato una capacità di guardare al mercato globale senza essere limitato dalla lingua soprattutto ricorrendo ad un pieno utilizzo delle potenzialità di piattaforme in grado di garantire enormi risultati. Il prodotto poi, viene abilmente costruito con un mix di messaggi ed immagini che puntano ad un target giovane e permeabile che ha risposto al meglio a questi stimoli.
Assodato che la scena Pop italiana punti su un’estetica basata in gran misura sull’apparenza, che spesso rappresenta un marchio di fabbrica dell’artista, secondo lei è giusto ritenere tale fattore appartenente anche all’industria coreana?
Non vedo questa similitudine solo tra Italia e Sud Corea ma credo che sia la cifra stilistica della pop music contemporanea. Un trend che se ci pensiamo bene è cominciato con il fenomeno delle boy-band americane ed inglesi e che comunque ha visto i suoi profeti anche in altri mondi. L’apparenza, o meglio l’immagine, è un fattore centrale dei prodotti di consumo su vasta scala soprattutto perché ormai veicolati attraverso canali social che mettono in connessione diretta l’artista ed i suoi fan. Un fenomeno sociologicamente interessante.
Il governo coreano si è sempre espresso positivamente circa gli investimenti nell’ambito dell’arte e della cultura del proprio Paese, favorendo di fatto il fenomeno del Hallyu. Ciò ha permesso inoltre un più veloce interesse verso la società e la cultura coreana. Secondo lei l’industria creativa italiana sta procedendo nel modo corretto per accrescere un maggiore interesse internazionale su questi due fattori? Se NO, cosa dovrebbe modificare?
In Italia abbiamo avuto storicamente un mercato interno sufficientemente capace di sostenere l’industria discografica e dei live grazie a meccanismi consolidati ed investimenti che puntavano solo alla domanda interna. Oggi sono tanti invece i segnali di una nuova tendenza che porta alcuni artisti a confrontarsi anche su mercati globali con una sapiente e coraggiosa strategia di posizionamento internazionale. Il lavoro di realtà come l’Italian Music Export e di Linecheck aprono le porte del mercato locale e creano connessioni ma non ci sono ancora importanti investimenti istituzionali.
Una industry così abituata al mercato interno ha infatti bisogno di consapevolezza da parte dei manager, contatto e strategie internazionali ed anche un difficile lavoro per creare la consapevolezza che con un lavoro impegnativo ma assiduo possono arrivare risultati importanti. Alcuni artisti della nuova scena ed i loro team sembrano avere molta più confidenza ed in termini di prodotto la distanza con mercati più avanzati si sta assottigliando ma c’è ancora molta strada da fare .
Dino Lupelli, profilo
Attivo nell’industria musicale dal 1990, Dino Lupelli è oggi direttore generale di Music Innovation Hub, la prima spa impresa sociale attiva nel comparto musicale nata con l’obiettivo di sviluppare programmi e progetti di innovazione della filiera musicale italiana. All’interno della sede operativa di MIH a Milano, negli spazi post industriali di Base, coordina progetti di internazionalizzazione e formazione professionale come Linecheck su scala nazionale ed internazionale, ed è board member di Federation of Music Conferences e Keychange.
Già promoter di format di rilevanza nazionale nella sua città natale, Bari, e successivamente consulente di Arezzo Wave Festival per la gestione del progetto Elettrowave e per le iniziative di internazionalizzazione della omonima Fondazione sino al 2008, dal 2005 al 2017 con Elita ha sviluppato il Design Week Festival and Awards ed una serie di progetti per aziende come Nike, Red Bull, Luxottica, coniugando attitudine imprenditoriale ad un approccio di rete a servizio dell’intera filiera. Dal 2015 è socio fondatore di Italian Music Festivals, l’associazione nazionale per la promozione internazionale del sistema dei festival italiani, socio ed è partner di Artlab, piattaforma nazionale per lo sviluppo delle industrie creative e culturali italiane.
FONTE DELL’Intervista: Dino Lupelli
Tratto dalla ricerca per il Sae Institute di Milano, Diploma Accademico di primo livello in Produzione Audio / 32C0-ABST56 – Sociologia dei nuovi media
Team Leader: Giulia Giardina
Studenti: Alessandro Bonacina, Andrea Cantamessa, Giulia Giardina, Mario Covaliu, Samuele Bergamini
Domande all’organizzatore K-Pop poste da Andrea Cantamessa
Data di consegna: 21/02/2021
Docente: Alessandra Micalizzi
SAE Italia S.r.l. International Technology College
Altri capitoli della stessa ricerca sul mercato Hallyu di cultura coreana:
Hallyu: cultura coreana in occidente
Il mercato discografico in Corea del Sud
Industria cinematografica e K-drama
Intervista sul K-Pop all’organizzatore di eventi Silvio Franceschinelli