Industria cinematografica e K-drama

Industria cinematografica e K-Drama

L’evidente investimento in materia di produzione multimediale ha visto i suoi frutti anche nella cinematografia, in modo forse più palese rispetto all’industria discografica. Perché se è vero che il K-pop porta ogni mese milioni di fan provenienti da tutto il mondo ad indagare maggiormente la cultura coreana, le grandi produzioni occidentali riescono comunque, almeno per ora, ad oscurare tale fenomeno. Dal lato industria cinematografica e K-drama invece è innegabile che Hollywood non solo si è interessata maggiormente alle produzioni coreane, ma ha inoltre percepito un cambiamento radicale nell’industria: un film straniero può avere il medesimo peso e pregio di un film statunitense.

Il fatto poi che il film in questione (Parasite, 2019) sia coreano, rappresenta un dato sociologico importantissimo. Questo perché il concetto di “ibridazione di un prodotto multimediale”, già precedentemente accennato a proposito delle numerose contaminazioni di genere musicale riscontrabili nel K-pop, viene riproposto indirettamente all’interno dell’opera audio-visiva.

Parasite film coreano
Locandina del film Parasite

La filmografia coreana infatti si può definire composita: definire con un singolo genere un’opera proveniente da tale ambito risulta particolarmente difficile. Ed è innegabile, la formula coreana funziona, proprio perché non è una scienza esatta. È imprevedibile, mutevole e in costante rinnovamento. Come i brani contenuti all’interno di un album K-pop risultano una ragionata commistione di influenze musicali differenti, Bong Joon-ho e i suoi colleghi connazionali presentano pellicole dalle sfumature sempre meno definite, costringendo lo spettatore a compiere un cambio di prospettiva in itinere durante la visione del film.

Tale formula narrativa e stilistica si discosta particolarmente dal metodo blockbuster americano, il quale è pur sempre in auge. Al contrario del paradigma discografico però, il contrasto tra il cinema italiano e quello coreano è molto più sottile rispetto a quanto si possa pensare. Certo, la lingua rappresenta sempre un ostacolo importantissimo, che il pubblico nostrano non sembra voler superare con una certa celerità. Ma al contrario, i temi trattati e le scelte stilistiche adottate rientrano di gran lunga all’interno di quella corrente realista che ha garantito una fortuna non indifferente al cinema tricolore.

Si possono infatti citare autori come Comencini, Monicelli o Scola come degni rappresentanti di quella situazione tutt’altro che idilliaca che spessissimo ricorre all’interno delle storie ambientate nella Corea del Sud. Il drammatico realismo misto al gusto provocatorio e quasi comico presentato dai registi coreani contemporanei si avvicina dunque, in modo alquanto paradossale, ad un cinema italiano ormai andato pressoché perduto. Il medesimo discorso vale inoltre per altre realtà registiche mediterranee, come quella spagnola di Almodovar, all’interno della quale la donna assume un ruolo centrale. Lo stesso stile narrativo al limite tra il profondamente drammatico e il risvolto tragicomico non è quindi qualcosa da ritenersi proprio del cinema coreano, che ad ogni modo presenta un taglio registico e una fotografia unica nel suo genere.

Il successo su larga scala però va anche riconosciuto grazie all’enorme influsso che il K-drama ha generato sugli spettatori stranieri, che si sono maggiormente interessati alle produzioni cinematografiche coreane. Anche in questo caso la formula adottata è del tutto innovativa, rappresentando ancora una volta un’importante alternativa ai prodotti sud e nord americani. Grazie allo stile sempre alla moda, alla durata predefinita delle serie televisive (che non si protraggono per numerose stagioni, rischiando di scadere in scelte di sceneggiatura poco efficaci) e ai temi trattati, del tutto in linea con la scala di valori orientali, si è potuto assistere ad un repentino interesse verso tutto ciò che la Corea ha da proporre in termini cinematografici.

L’utente ha così iniziato un costante avvicinamento ai fenomeni del fansub e fandub (traduzioni e adattamenti messi in scena da fan della serie, non necessariamente traduttori o doppiatori professionisti), vitali per la messa in moto da parte delle case di distribuzione per importare i drama in occidente.

Drama coreani
K-drama di successo

Iniziare ad istruire il pubblico straniero al cinema del proprio Paese attraverso il medium delle serie TV è un qualcosa a cui fortunatamente l’Italia sta già pensando da qualche anno, per esempio attraverso l’adattamento su schermo dei romanzi di Elena Ferrante, L’amica Geniale. Il successo ottenuto dalla serie al di fuori dei nostri confini dimostra la nostra capacità non solo di saper rappresentare una realtà molto simile a quella coreana con il medesimo impatto emotivo, ma anche di saper creare anche noi alternative valide al colosso americano. Seguendo tale strada, l’industrie creative nostrane non potranno che ottenere giovamento.

Fonti per l’articolo “industria cinematografica e K-drama”

Tratto dalla ricerca per il Sae Institute di Milano, Diploma Accademico di primo livello in Produzione Audio / 32C0-ABST56 – Sociologia dei nuovi media

Team Leader: Giulia Giardina
Studenti: Alessandro Bonacina, Andrea Cantamessa, Giulia Giardina, Mario Covaliu, Samuele Bergamini
Domande all’organizzatore K-Pop poste da Andrea Cantamessa
Data di consegna: 21/02/2021
Docente: Alessandra Micalizzi

SAE Italia S.r.l. International Technology College

Altri capitoli della stessa ricerca sul mercato Hallyu di cultura coreana:
Hallyu: cultura coreana in occidente
Il mercato discografico in Corea del Sud
Intervista sul K-Pop all’organizzatore di eventi Silvio Franceschinelli
Intervista: Dino Lupelli
Intervista: Emiliano Alborghetti

FONTI

Viscusi, G. (2016) Il Vero e il Bello nel Cinema Coreano: Youcanprint Edizioni;
Dalla Gassa, M., Tomasi, D. (2010) Il cinema dell’Estremo Oriente. Cina, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, Taiwan, dagli anni Ottanta ad oggi, Torino: UTET Università;
Chuyun, O. (2015) Queering Spectatorship in K-pop: Androgynous ‘Flower Boys ’and Western Female Fandom, Austin (TX): Journal of Fandom Studies;
Laurie, T. N. (2017) Toward a Gendered Aesthetics of K-Pop, Londra: Routledge;
Kallen, S. (2014) K-Pop: Korea’s Musical Explosion, Minneapolis (MN) Twenty First Century Books;
Lyan, I., autori vari (2015) When Gangnam Hits the Middle East: Re-makes as Identity Practice, Gerusalemme: Edizioni dell’ Università Ebraica;
Autori vari (2017) Strengthening the Creative Industries For Development in the Republic of Korea, New York & Geneva: United Nations Conferences;
Doobo, S. (2011) Waxing the Korean Wave, Singapore: ARI Università Nazionale di Singapore;
Brugnolo, E. (2019) La diffusione del K-Beauty e Il Caso Amorepacific, Padova: Università degli Studi (Dipartimento di scienze economiche ed aziendali).
Sun-hwa, D. (2021) “Number of hallyu fans around the world surpasses 100 million”, The Korea Times [online]. Disponibile presso: https://m.koreatimes.co.kr/pages/article.asp?newsIdx=302463 (consultato: 2 Febbraio 2021)