Quando camminate in giro per negozietti di artigianato tradizionale in Corea del Sud, noterete alcuni prodotti con un intarsio splendente. Sono lavori di artigianato coreano in madreperla chiamati najeonchilgi (나전칠기), con più di 1000 anni di storia in Corea del Sud.
La lavorazione della madreperla
Najeon significa madreperla, un materiale organico / inorganico che forma lo strato interno splendente delle conchiglie. In Corea del Sud gli artigiani usano solo conchiglie di abalone.
Chilgi significa oggetti in lacca.
Najeonchilgi è una laboriosa tecnica di intaglio della madreperla, con più di 30 passaggi. Inizialmente si prepara una base da materiali quali legno, metallo, carta spessa (creata incollando assieme molti strati di carta) o porcellana. Poi, quando appropriato, si sabbia la base e si riempiono gli spazi con una speciale tintura di lacca da resina d’albero e argilla. Successivamente si incollano pezzi di madreperla sulla superficie della base, e seguono ulteriore lucidatura e laccatura. Infine viene strofinato per renderlo liscio e lucido.
Versione semplificata del najeonchilgi
Storia e stili
Najeonchilgi è lo stile coreano dell’artigianato della lacca, creato combinando due forme d’arte influenzate dalla Cina, ovvero:
l’arte della lacca su legno introdotta in Corea durante il Periodo dei Tre Regni (dal 57AC al 668 DC), e
la lacca su madreperla introdotta in Corea durante il periodo Shilla, dal 668 al 935.
Ha avuto il suo massimo splendore durante la Dinastia Goryeo (918 – 1392) quando era fortemente influenzata dal buddismo. Era un bene di lusso, riservato ai nobili, con disegni stravaganti ed elaborati, con motivi astratti. A quel tempo il najeonchilgi era un regalo per delegati e regnanti di altri Paesi. Durante la Dinastia Joseon (1392-1910) lo stile del najeonchilgi divenne più semplice e più naturale. Le immagini catturavano scene semplici dalla natura, forse a causa dell’influenza del confucianesimo che raccomandava uno stile di vita austero. Questo tipo d’arte si è diffuso in una più ampia fetta di popolazione durante i tempi turbolenti delle guerre del 16° secolo. I disegni sulle opere erano soprattutto riflessi della vita quotidiana del popolo: fiori, piante, uccelli e frutta. Dal 18° secolo in poi quest’arte si diffuse anche tra la gente comune.
Durante la colonizzazione giapponese della Corea (1910-1945), il najeonchilgi è quasi scomparso, ma ha iniziato a riprendere forza dopo il ritorno all’indipendenza coreana nel 1945. Con lo sviluppo economico degli anni ’60 e ’70, l’arte del najeonchilgi rifiorisce e diventa un simbolo di ricchezza in Corea. La domanda era così grande da esaurire le scorte di conchiglie di abalone coreane, e si inizia ad importare conchiglie da Taiwan, Australia e Filippine. Negli anni ’80, dopo esser arrivato a prezzi esorbitanti, questa forma di artigianato soffre del declino economico e sopravvive appena.
Tempi moderni
Al giorno d’oggi il najeonchilgil è non solo una forma d’arte, ma viene usato come decorazione per prodotti di uso quotidiano come scatole per gioielli, mobili, custodie per telefoni, bottiglie, segnalibro, pettini, specchi, accessori quali collane, orecchini, braccialetti e spille.
Quest’arte si è fatta notare quando l’artista coreano Kim Young-jun ha avuto da Bill Gates la richiesta di decorare in madreperla la sua console di videogiochi. L’artista ha anche decorato oggetti per Papa Francesco quando questi ha visitato la Corea del Sud nel 2014.
Tra i soggetti troviamo anche la tigre coreana, con tutta la sua simbologia, presente spesso anche nella pittura tradizionale.
Fonti
Kalbi Chiu, Korean Culture Blog
Lee Se-mi, “A Modern Master of an Ancient Art”, The Korea Collection: Selected Cover Stories from Years Past, edited by Korean Culture and Information Service, Ministry of Culture, Sports and Tourism, 2012, pp. 14-15.
Lee Seung-ah, “Jeju National Museum exhibits rare mother-of-pearl lacquerware“, Korea.net, 2014
“Song Bang-ung – Master Craftsman of Mother-of-Pearl Inlaying“, Antique Alive
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