Il FEFF, o Far East Film Festival di Udine, è un festival come lo dovrebbero essere tutti: emozione, flussi di movimento, interazione, ordinata e entusiasta confusione, divertimento leggero e fondanti elucubrazioni.
Questo dovrebbe essere un festival, non un’esposizione passeggera e casuale di lavori o una passerella di personaggi che quando va bene sono distanti oggetti di desiderio e quando va male sopravvissuti e meteore di anacronistiche televisioni. Entrare nel FEFF è come entrare in una qualsiasi sede di una borsa affari: le persone si aggregano, parlano, discutono, si cercano e si entusiasmano. Ci si ritrova protagonisti dentro un vero e proprio grande opificio cinematografico dove tutti sembrano avere qualcosa da dire e da scambiare.
Il rapporto con gli artisti invitati non si può che descrivere come una relazione unica, senza confronti. Il coinvolgimento alla visione è da fandom e quando entra in sala uno degli artisti invitati esplode tutto il vero spirito da scampagnata tra le fantasie creative di artisti. Gli applausi ritmati del pubblico circondano l’artista che ricambia, abbandonando ogni velleità da star e diventa fan egli stesso. Difficile trovare una tale atmosfera in altri festival.
Sabrina Baracetti, presente soprattutto alle serate con ospiti o alle proiezioni speciali, è sempre visibilmente emozionata, di quella emozione dovuta all’entusiasmo per riuscire a mandare avanti un progetto che porta solo grandi risultati e diffonde piacere e conoscenza. E se il fiore profuma dalla corolla, l’organizzazione tutta funziona e fa sentire a proprio agio chiunque acceda alle proiezioni. Con lei, sempre di corsa e sempre presenti ovunque, Thomas Bertacche e Giulia Battaglini, e lo staff in ufficio tanto quello dei volontari, mai ringraziati abbastanza.
I film del FEFF
Non c’è alcun dubbio sulla qualità della selezione, 24 anni di edizione parlano chiaro: il pubblico annusa la qualità a distanza e la cerca nel tempo. La grandezza di questo festival è concreta, non una parata fine a sé stessa. Ha fatto conoscere il cinema orientale in tutti i suoi aspetti, ne ha valutato i valori nascosti. Ma il suo valore è anche nel far conoscere gli aspetti più fastidiosi di questa corrente cinematografica, quella dei goffi ed esplosivi blockbuster americaneggianti, quella dei prodotti ragionati della propaganda più subdola o più dichiarata imposta alle produzioni dal governo cinese.
Quel che importa è che qui siamo testimoni di angoli di realtà che non riusciremmo a scovare in nessuno spazio internet, in nessun documentario, e diventiamo complici e amici di registi che sentono quella forza irresistibile di raccontare, raccontare e ancora raccontare. Noi saremo qui in una Udine che, forse anche grazie alla vicinanza ad un confine che segna aperture più che chiusure a mandate, offre nuove visioni prospettiche, dove il calore delle persone è tangibile e dove bere e mangiare diventa un’esperienza da sapori paradisiaci.
Evviva questo festival, che se non ci fosse saremmo tutti meno felici.
Sito ufficiale del Far East Film Festival a Udine
Takeshi Kitano al Far East Film Festival a Udinr
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