Sarà capitato a tutti, almeno una volta, di aver visto il simbolo dello Yin-Yang. E’ un simbolo molto conosciuto, ad oggi, ed infatti è anche uno dei tatuaggi che si vede più spesso in giro, da diversi anni a questa parte. Vi siete mai chiesti, però, lo Yin Yang: cos’è e cosa significa?
“E’ ritorto, e dunque integro e completo, è curvo, e dunque dritto, è cavo, e dunque colmo, è logoro, e dunque nuovo, scarseggia, e dunque otterrà. “
Laozi, 22
Lo Yin e lo Yang (in giapponese 陰陽, inyou) rappresentano delle qualità relazionali che esprimono un modo di essere. Ogni forma contiene in sé sia Yin che Yang. Essi, infatti, coesistono, come oscurità e luce, luna e sole, debolezza e forza, potenzialità e realizzazione. Yin e Yang non sono mai scissi, ma essendo qualità universali possono esistere solo insieme.
Proprio come in una giornata di sole si prevede già che arriverà il buio, così è il rapporto fra Yin e Yang. I due, infatti, si mischiano fondendosi, come possiamo federe nella figura 1, dove ne è rappresentato il simbolo. Yin domina Yang, ma anche Yang domina a sua volta Yin. I due puntini all’interno indicano che al massimo dell’espressione di una delle due parti, appare il suo contrario. In tutti gli essere sono dunque presenti sia Yin che Yang ma vengono fuori in momenti diversi.
Storia di un simbolo
Il concetto di Yin e Yang ha origine da un’antica religione cinese che arrivò anche in Giappone: il Taoismo (o Daoismo). Dal cinese dàojiào, “dottrina del Tao”, le credenze taoiste sono esposte principalmente nelle opere (composte tra il IV° e III° secolo a.C.) che vengono attribuite a Laozi e Zhuāngzǐ. Dao significa “Strada, Via” ma può assumere anche il significato di “cammino”, un cammino interiore che porta ad una crescita, attraverso il dubbio nei confronti di certezze e dogmi. Il Daoismo non ricorre a verità assolute, anzi, al contrario, propone un enigma. Nessuno può infatti definire cosa sia il Dao, perché esso non ha aspetto, non ha misura e neanche un nome. Esso è in tutte le cose.
La ragione per quanto si affatichi è incapace di conoscere, la bocca per quanto si spalanchi è incapace di esprimere. […] Vi è qualcosa che regge i fili di tutti, ma nessuno ne vede la forma. Riduce, aumenta, riempie, svuota, ora oscura, ora illumina; col sole rinnova, con la luna trasforma – giorno dopo giorno è attivo anche se nessuno ne vede lo sforzo. La vita sprigiona da qualcosa, la morte torna a qualcosa, principio e fine si oppongono fra loro in un susseguirsi che non ha inizio – e nessuno ne conosce la fine.
Zhuāngzǐ, 21
Esiste dunque un principio che sta alla base di tutto, ma a cui non è possibile dare un nome. Non c’è nessun Dio alla base di questa fede religiosa.
Il Daoismo si basa sull’idea che tutto è mutamento, il principio e il fine ultimo risiedono al suo interno. Tutto cambia, essere e divenire si fondono in un’unica cosa e lo Yin e lo Yang sono le forze che generano questo cambiamento. Yin e Yang, sono quindi delle qualità universali che, alternandosi e vincendosi l’un l’altra creano l’eterno mutamento, perché all’esprimersi dell’uno nella sua completezza viene generato il suo opposto.
Riferimenti
A. Andreini (a cura di), Laozi. Genesi del Daodejing, Einaudi, Torino, 2004.
Raveri, Massimo. Il pensiero giapponese classico. Einaudi, 2014, p. 256.
B. Watson, The Complete Works of Zhuang Zi, Columbia University Press, New York, 1968.
La tigre nella cultura coreana – Cultura Coreana (cultura-coreana.it)
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